E' il titolo del libro che ha rappresentato la mia iniziazione alla matematica, il primo libro che trattava di matematica ma che non fosse un testo scolastico, che mostra come dalla matematica si possa tirare fuori un romanzo, una trama che allo stesso tempo ripercorre la storia della matematica e racconta un'avvicente giallo.
La forza di questo romanzo sta nel fatto che riesce a spiegare i concetti matematici in modo semplice (il protagonista li spiega ai suoi nipoti), descrivendo soprattutto la bellezza della matematica, mostrando che essa non è solo calcoli.
Ed ora la scheda del libro:
Autore: Denis Guedj
Editore: Longanesi
Anno: 2000
Pagine: 564
Trama:
Pierre Ruche è un disabile ottantaquattrenne mai sposatosi che vive a Parigi
insieme a Perrette Liard e ai figli di lei Jonathan, Lea e Max. Fra
questi ultimi, Lea e Jonathan sono due gemelli diciassettenni, mentre
Max è stato adottato da Perrette ed ha undici anni.
Pierre è un appassionato di libri e non a caso possiede una libreria,
la cui commessa è Perrette. La sua vita cambia radicalmente quando da Manaus
arriva una lettera da un suo vecchio compagno di università, Elgar
Grosrouvre, che egli non vede e non sente da cinquant'anni. La lettera
anticipa l'arrivo di una delle più grandi biblioteche private di
matematica che Elgar aveva allestito, grazie anche a metodi poco
ortodossi, a causa della sua passione per la matematica (materia in cui
come l'autore si è laureato). Già allarmato da quella lettera Pierre,
riceve poco dopo una seconda lettera in cui Grosrouvre spiega
l'imminenza della sua morte che avverrà in circostanze misteriose e su
cui Pierre indagherà attraverso gli indizi che Grosrouvre gli lascia
nella lettera. Elgar infatti sostiene di aver trovato la dimostrazione
dell'Ultimo teorema di Fermat e alla congettura di Goldbach
e spiega a Pierre che un gruppo di persone vuole estorcergliele a tutti
i costi. Ma egli non è disposto a trattare, e preferisce morire
piuttosto che rivelare i suoi studi a gente poco perbene ma, pur di non
farli sparire nel nulla, confida a Ruche di averli fatti imparare a un
fedele compagno, dotato di eccezionale memoria. Così Grosrouvre presenta
a Pierre una lista di matematici da Talete a Eulero, passando per Fermat, Cartesio e matematici arabi.
Così Pierre inizia un viaggio attraverso aritmetica, geometria e
algebra, passando dal mondo greco, al mondo arabo, per giungere fino ai
grandi matematici europei delle età moderna e contemporanea. A questo
viaggio partecipa tutta la famiglia di rue Ravignan (dove Ruche abita),
più il taxista e amico di Pierre, Albert, e Habibi, proprietario di un
negozio nei dintorni. Ruche si serve dei libri inviatigli da Grosrouvre
(denominati "Biblioteca della Foresta") e di biblioteche cittadine (in primis
la "Bibliothèque Nationale" di Parigi, e l'"Institut du Monde Arabe" di
Parigi). È fondamentale però per la trama l'ingresso in scena di un pappagallo,
battezzato "Nofutur", che Max salva nel primo capitolo da due probabili
trafficanti di animali (Piccoletto Ben Messo, o PBM, e Spilungone Ben
Messo, o SBM) e che egli porta a casa. Nofutur animerà le discussioni
sui vari matematici con alcune sue perle di saggezza e sarà essenziale
per il prosieguo del libro.
Indagando Pierre scopre parecchi indizi sulla dinamica della morte di
Grosrouvre (avvenuta in un incendio che non si sa se doloso o
accidentale o se addirittura l'abbia appiccato Grosrouvre stesso) ma il
racconto subisce una svolta con i rapimenti di Nofutur e Max,
rivendicati da qualcuno che si trova a Siracusa.
Pierre viene allora invitato dal rapitore a raggiungerli. Egli accetta e
parte assieme ad Albert per la città siciliana, dove incontra un altro
suo conoscente dei tempi dell'università, un certo Don Ottavio che, con
Pierre e Elgar, completava un terzetto di amici, e che, dopo essersi
diviso dagli altri due era diventato un boss della mafia.
Pierre scopre allora che colui che voleva estorcere le dimostrazioni a
Grosrouvre era proprio Don Ottavio e, con molta sorpresa scopre che il
fedele compagno di Elgar era il pappagallo o, per meglio dire la
"pappagalla" che prima di giungere a Max era stata per ben cinquant'anni
Mamagueña, la fedele ed inseparabile amica di Grosrouvre. Max viene
allora convinto da Don Ottavio a convincere Nofutur-Mamagueña a rivelare
le dimostrazioni. Ma Mamagueña, a causa di uno shok subito per la morte
del suo padrone, non ricorda e non parla. I quattro vanno allora a
Manaus per vedere se lì Mamagueña riesce a ricordarsi, ma anche lì non
si arriva a un risultato e anzi, mentre Max tenta di far ricordare a
Mamagueña le dimostrazioni, Don Ottavio muore, lasciando a Pierre un
messaggio: «Nell'incendio di Crotone, appiccato da Cilone, uno dei Pitagorici
riuscì a salvarsi: Gr...». Il messaggio, facente riferimento a quando,
nel V secolo a.C., venne rifiutato a un nobile (Cilone) di entrare nel
"clan" dei Pitagorici e questi, per ripicca, incendiò la stanza dove
essi si stavano riunendo, testimonia l'affetto che, nonostante tutto,
Don Ottavio nutriva per Grosrouvre. Prima di morire, poi, Don Ottavio
aveva inoltre chiesto a Pierre di credere al fatto che non aveva
appiccato lui l'incendio che aveva ucciso Elgar.
Nell'ultimo capitolo Nofutur-Mamagueña, che era stato liberato da
Max, spiega in una conferenza di pappagalli le dimostrazioni di
Grosrouvre, dimostrazione, quella dell'ultimo teorema di Fermat che
peraltro nel finale si apprende che viene espliata da un certo Andrew Wiles che ha veramente dimostrato l'Ultimo teorema di Fermat, la congettura di Goldbach a tutt'oggi è indimostrata.
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